L'esperienza delle Banche del Tempo (e di strutture similari) è nata in Gran Bretagna negli anni Ottanta; all'epoca del governo Thatcher. Nascono i LETS (Local Exchange Trading System): piccole comunità solidali che decidono di scambiare tra loro tempo, saperi e anche beni.
È una risposta allo smantellamento dello stato sociale, che interrompeva di colpo l'erogazione dei servizi pubblici, e anche una risposta alle sacche di nuova povertà create dalla politica ultraliberista della Thatcher.
I LETS permettono di attivare asili nido, di curare malati cronici non più assistiti dal sistema sanitario nazionale, di affrontare le manutenzioni casalinghe senza esborso di danaro, ecc.
Tuttavia i LETS, nati per necessità contingenti, si dimostrano presto un'idea originale di diffusione di un'economia "alternativa", e si rivelano anche nella loro funzione di risocializzazione contro l'anonimato dei suburbi.
L'idea viene largamente esportata: in Francia Olanda, Germania, Paesi Scandinavi.
Il termine "Banca del Tempo" è stato usato per la prima volta in Italia nel 1991 per intuizione della segretaria della sede di Parma del Sindacato pensionati della Uil.
L'idea è quella di venire incontro al bisogno degli anziani e dei pensionati di utilizzare la grande quantità di tempo che rimane loro a disposizione dopo che hanno finito di lavorare e si sentono avulsi dalla vita attiva e, nello stesso tempo aiutare le donne che lavorano e hanno figli.
In Italia la prima Banca del Tempo, in termini funzionali, è nata a Parma nel 1992 per iniziativa di un dirigente sindacale pensionati, le successive sono del 1995 a Sant'Arcangelo di Romagna, a Milano, Roma, Ivrea e Bologna.
La legge istitutiva in Italia della <Banca del Tempo> è la n. 53 del 2000.
LA BANCA DEL TEMPO DI FAENZA
LA BANCA DEL TEMPO DI FAENZA
“solo col tempo si conquista tempo”
Il Comune di Faenza, negli anni scorsi, ha realizzato, con atto CC n. 1333/69 del 26.2.1997, il Piano Regolatore degli orari (PRO), che nel documento di indirizzi, indicava, al punto 4 degli obiettivi prioritari, “la promozione e incentivazione di percorsi di utilizzo programmato e coordinato del tempo”.
Lo strumento principale pensato ed ideato allo scopo è stato appunto la Banca del Tempo. L’Amministrazione comunale ha guidato e promosso, quindi, con atto CC n. 5299/240 del 30.7.1996, avente per oggetto “Ipotesi progettuale Banca del Tempo: approvazione linee di indirizzo”, la costituzione dell’Associazione di volontariato Banca del Tempo di Faenza, avvenuta il 29.12.1997.
Tra i bisogni e le risorse dei cittadini c’è infatti anche il “tempo”, inteso come un bene che può essere messo al servizio della comunità, diventando un “oggetto” di scambio e, perchè no, un’occasione di aggregazione e socializzazione.
Infatti la Banca del Tempo ha una forma organizzativa che, proprio per la parità attribuita ad ogni prestazione a prescindere dai suoi contenuti, può favorire la conoscenza e l’interazione tra persone con diversi percorsi di vita ed età differenti: un “mescolamento” tra individui e situazioni eterogenee che potrebbe rivelarsi significativo anche alla luce di una futura integrazione auspicabile in una società che diviene sempre più multietnica.
Una importante riflessione riguarda l’eventualità che diventi un canale per nuove forme di partecipazione dei cittadini alla vita sociale politica della comunità e che quindi possa giocare un ruolo importante per la crescita politica e culturale dei propri aderenti, anche attraverso un rinnovato interesse per i momenti di discussione pubblica. Essere iscritti alla banca può quindi significare un momento di crescita dei soggetti che riescono a trovare risorse per svolgere un ruolo più attivo nella gestione dei tempi quotidiani e nella pianificazione dei propri percorsi di vita incidendo più attivamente sul territorio nel quale vivono.
La presenza della Banca del Tempo sul nostro territorio assume quindi una rilevanza particolare sia come fenomeno dal quale attingere informazioni significative su attività di socialità, coesione, solidarietà, sia come fonti di strumenti per il miglioramento della qualità dei tempi e della vita urbana, contribuendo a ridefinire anche i termini del problema sicurezza.
In questi anni l’Associazione Banca del Tempo ha vissuto momenti alterni di impegno e processi di trasformazione tutt’ora in atto rivolti sempre e comunque al mantenimento del servizio sul territorio.
Dal 2003 la Regione Emilia-Romagna ha attuato un progetto di coordinamento e di sostegno delle Banche del Tempo regionali, favorendone la promozione con progetti e contributi specifici.
La Banca del tempo (abbreviata in Bdt) è una libera associazione tra persone che si auto-organizzano e scambiano tempo per aiutarsi, soprattutto nelle piccole necessità quotidiane.
Tra I bisogni e le risorse del cittadini c’è anche il “tempo”, inteso come un bene che può essere messo a servizio della comunità, diventando un "oggetto" di scambio e, perchè no, un'occasione di aggregazione e socializzazione.
Infatti la Banca del Tempo ha una forma organizzativa che, proprio per la parità attribuita ad ogni prestazione a prescindere dai suoi contenuti, può favorire la conoscenza e l'interazione tra persone con diversi percorsi di vita ed età differenti: un "mescolamento" tra individui e situazioni eterogenee che potrebbe rivelarsi significativo anche alla luce di una futura integrazione auspicabile in una società che diviene sempre più multietnica.
Ciascun socio mette a disposizione qualche ora del proprio tempo, se richiesto, per dare a un altro socio una determinata competenza.
L’unità di scambio è il TEMPO..
Le ore date sono calcolate e accreditate o addebitate nella Banca.
La regola di fondo di tutte le banche del tempo è lo scambio.
Diversamente dal volontariato (che si regge sul dono di aiuto a chi ha bisogno di assistenza), la solidarietà che circola nelle Banche del tempo non è a senso unico.